La scoperta è di notevolissima importanza per diversi motivi, non ultimo il rappresentare una tappa importante nella ricerca di vita nell'universo: lo ha tranquillamente ammesso anche Thomas Zurbuchen, amministratore associato del direttorato NASA per le missioni scientifiche.I sette pianeti potenzialmente abitabili in orbita intorno a TRAPPIST-1 si trovano infatti ad una distanza dalla loro stella inferiore a quella che separa Mercurio dal Sole. Questo permette comunque una distanza sufficiente da far arrivare calore e luce sufficienti, vista la ridotta temperatura della stella.
Come sono stati individuati questi pianeti?
Nel corso degli anni, gli scienziati hanno sviluppato diversi metodi per l'individuazione degli esopianeti, ossia quei pianeti che orbitano intorno a stelle diverse dal Sole. Il più conosciuto, nonché quello che ha garantito il maggio numero di scoperte, è il cosiddetto "metodo del transito".
Nel corso degli anni, gli scienziati hanno sviluppato diversi metodi per l'individuazione degli esopianeti, ossia quei pianeti che orbitano intorno a stelle diverse dal Sole. Il più conosciuto, nonché quello che ha garantito il maggio numero di scoperte, è il cosiddetto "metodo del transito".
Cosa rende questi sette pianeti simili alla Terra?
Principalmente le loro dimensioni: i sette pianeti hanno dimensioni comprese fra 1,127 (TRAPPIST-1G) e 0,755 (TRAPPIST-1H) raggi terrestri. Inoltre, si tratta di corpi celesti presumibilmente rocciosi, anche se i dati sulla massa e la densità (oltre a quelli sulla presenza d'acqua) arriveranno grazie alle prossime osservazioni.
Ci può davvero essere della vita su questi pianeti?
Per quanto persino dalla NASA si mostrino possibilisti in questo senso, è necessario essere estremamente cauti: esiste un'enorme differenza fra "potenzialmente abitabile" ed "abitabile", così come ce n'è una ancora più grande fra "abitabile" ed "abitato". Fatta questa doverosa premessa, la risposta è: sì.
I "prossimi passi" sono in effetti già iniziati: il telescopio spaziale Hubble ha già iniziato a monitorare quattro dei sette pianeti, inclusi i tre con le maggiori probabilità di avere acqua allo stato liquido sulla superficie. Lo scopo principale di queste prime osservazioni è quello di verificare la presenza di atmosfere con una forte presenza di idrogeno, tipiche di giganti gassosi come Nettuno.