
Il mondo antico aveva ben chiara l’idea di «hybris», l’incontinenza, l’ingordigia di chi non si preclude alcun obiettivo. Il mondo moderno, che si giudica più educato e civile di quello che lo ha preceduto, fa invece di questa ingordigia scorpacciate quotidiane: si vuole senza limiti, morali e materiali. «Un solo mondo», con il suo bravo distintivo «senza frontiere» è quanto ci viene millantato, dimenticandosi che oggi all’Onu c’è il quadruplo degli Stati rispetto a quando fu fondato e che se l’orizzonte del consumatore si dilata, si contrae però quello dell’elettore. Raramente si è visto, nota ancora Debray, «nella lunga storia della credulità occidentale uno iato così forte fra lo stato del nostro spirito e lo stato delle cose, fra ciò che ci auguriamo e ciò che è. Si accarezza l’idea di un pianeta levigato, sgombro dall’altro, una terra con il lifting, con tutte le cicatrici cancellate, dove il Male sembra miracolosamente scomparso. Un’idea sciocca incanta l’Occidente, l’umanità sta andando male, andrà meglio senza frontiere».